Cos’è la puntasecca?

  1. Un po’ di storia
  2. Cosa la caratterizza
  3. Come funziona
  4. La stampa
  5. Incisione sostenibile
  6. Per approfondire

Un po’ di storia

La puntasecca è una tecnica di calcografia diretta, il nome deriva dallo strumento che viene utilizzato solitamente per realizzarla, un manico con all’estremità una punta di metallo accuminata con cui si graffia direttamente la lastra, creando i nostri segni.

Inizialmente questa tecnica veniva utilizzata solo come “aiuto” per incisioni a bulino prima e ad acquaforte. Veniva utilizzata per realizzare leggerissimi tratti da utilizzare come “schizzo” oppure per correggere e intensificare alcuni punti.
Solo dal XV secolo inizia ad essere utilizzata in autonomia.

Cosa la caratterizza

La caratteristica di questa tecnica è un tratto più sfumato rispetto al bulino e all’acquaforte perché quando creiamo i tratti con la punta il materiale della lastra, il metallo di solito viene spostato ai lati del segno, creando le così dette barbe, dove si deposita altro inchiostro oltre a quello del segno stesso, creando una sorta di sfumatura. Potete immaginarvi le barbe come i cumuli di terra che si depositano attorno al solco dell’aratro, allo stesso modo quando noi creiamo il segno il materiale della lastra si deposita attorno.

Questi tratti morbidi non erano particolarmente apprezzati inizialmente perché, come detto, la tecnica veniva solo utilizzata come aiuto al bulino, per questo le barbe venivano rimosse per rendere il tratto più secco e definito, più simile a quello del bulino. Inoltre le barbe, essendo sottili strati di metallo, dopo poche stampe vengono rovinate o si staccano, creando molta differenza tra le prime e le ultime stampe, in un’epoca in cui si stampavano centinaia di copie per permettere la diffusione delle immagini, questa differenza non era apprezzata.
Successivamente nella storia artisti come Rembrandt (1606-1669), Giovanni Fattori (1825-1908), Edvard Munch (1863-1944), Pablo Picasso (1881-1973), Antonio Ligabue (1899-1965) hanno sfruttato questa caratteristica per creare le loro opere, sfruttando proprio la morbidità di queste sfumature.


Rembrandt van Rijn – Le tre croci – 1653 – dalla collezione dell’Art Institute di Chicago

Suzanne Valadon – Woman at Her Bath – 1908 – dalla collezione dell’Art Institute di Chicago

Come funziona

La tecnica è molto semplice, adatta ad iniziare ad avvicinarsi alla calcografia, basta avere lastra e punta, che a volte può essere ottenuta anche solo da un chiodo o altri strumenti accuminati.
Si disegna sulla lastra con la punta quasi fosse carta, l’unica attenzione da fare è nella pressione della mano che deve creare segni abbastanza presenti e profondi per permettere all’inchiostro di entrare.

Le lastre possono essere di metallo: rame, zinco, ottone. Ma in epoca moderna si è iniziato ad utilizzare anche metalli meno pregiati e più economici come il plexiglass.
Insieme alla tradizionale puntasecca possiamo vedere spesso segni creati con roulette ma anche piccoli trapani elettrici e punte di diverso tipo.


Donald Shaw MacLaughlan – Drypoint Number Four: Portrait – 1909 – dalla collezione dell’Art Institute di Chicago

La stampa

Dopo l’incisione la lastra si inchiostra e stampa in maniera simile a tutte le tecniche calcografiche.
L’inchiostro viene distribuito sulla lastra con una spatola, in questo modo entra nei segni, dopo di che si passa una tarlatana (una garza) appallottolata per rimuovere l’inchiostro in eccesso. Si prosegue con un’ulteriore pulizia utilizzando carta velina, o le più economiche pagine gialle, ed eventualmente del bianco di spagna per lucidarla, infine si puliscono i bordi con uno straccio.

La lastra viene quindi posta sul piano del torchio , sopra di essa viene poggiato un foglio, solitamente di carta 100% cotone, precedentemente bagnato. Il tutto viene coperto dal feltro e fatto passare sotto i rulli del torchio che con la loro pressione faranno entrare la carta nei segni incisi, questa catturerà l’inchiostro e così il disegno si trasferirà dalla lastra alla carta.

Incisione sostenibile

In un’ottica di riciclo e di ecosostenibilità, ma anche di sperimentazione artistica, negli ultimi anni si è diffuso l’utilizzo di materiali alternativi per le lastre come il tetrapack, utilizzando semplicemente il contenitore di un succo di frutta e segnandolo con le punte come fosse una normale lastra, molti artisti ottengono stampe molto interessanti, ma approfondiremo questo argomento più avanti.

Per approfondire

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