Cos’è la calcografia?

Il termine calcografia deriva al greco “calcos” rame e ” graphein” incidere, scrivere.

Nasce, o almeno se ne anno tracce dal XV secolo e viene utilizzata in origine per la decorazione di armature e gioielli.

Al contrario della xilografia, che è una tecnica a rilievo, la calcografia è una tecnica ad incavo, l’inchiostro infatti si deposita nell’incavo, nel segno lasciato sulla lastra, e per mezzo della pressione del torchio verrà trasferito sulla carta.

Generalmente viene divisa in due categorie che approfondiremo più avanti: tecniche dirette e indirette. Ognuna delle quali è un macro insieme di molteplici tecniche.


Con i metodi diretti, tra i quali ad esempio troviamo punta secca, bulino e maniera nera, il segno viene fatto sulla lastra direttamente dall’incisore con uno strumento che graffia la lastra.

I metodi indiretti invece prevedono l’utilizzo di un acido o un agente corrosivo che crea il segno sulla la lastra, un esempio di tecniche indirette sono acquaforte e acquatinta.


Gli acidi possono essere di vario genere ma negli ultimi decenni si sta optando per soluzioni sempre più sicure per la salute e attente all’ambiente, come l’utilizzo di acidi deboli, sali e varie soluzioni alternative che meritano sicuramente un approfondimento in futuro.

Se vi interessa approfondire il discorso sostenibilità nella stampa d’arte vi consigliamo Via della Stamperia il podcast di DisGrafica che ha alcune puntate molto interessanti dedicate al tema.

Ad esempio al posto dell’acido nitrico, viene sempre più spesso utilizzato il solfato rameico o il cloruro ferrico che non creano esalazioni tossiche (anche se dobbiamo stare comunque attenti alla produzione di CO2 in ambienti chiusi e alla reazione con la pelle).


L’inchiostrazione delle lastre calcografiche avviene tramite diversi passaggi:

L’inchiostro viene distribuito sulla lastra con una spatola, in questo modo entra nei segni, dopo di che si passa una tarlatana (una garza) appallottolata per rimuovere l’inchiostro in eccesso. Si prosegue con un’ulteriore pulitura utilizzando carta velina, o le più economiche pagine gialle, ed eventualmente del bianco di spagna per lucidarla, infine si puliscono i bordi con uno straccio.
La lastra viene quindi posta sul piano del torchio , sopra di essa viene poggiato un foglio, solitamente di carta 100% cotone, precedentemente bagnato. Il tutto viene coperto dal feltro e fatto passare sotto i rulli del torchio che con la loro pressione faranno entrare la carta nei segni incisi, questa catturerà l’inchiostro e così il disegno si trasferirà dalla lastra alla carta.


È un processo che richiede un po’ di pratica e difficile da spiegare se non sporcandosi le mani.

Approfondiremo con altri post alcune tecniche calcografiche più specifiche ma se intanto volete provare in prima persona scriveteci per stampare con noi!

Grazie mille a Mathew Spialtini per le fotografie

Per approfondire l’argomento vi consigliamo tre libri:
Saper vedere la stampa d’Arte – Lorenza Salamon – Mondadori Arte è perfetto per chiunque sia interessato alla stampa, non solo alla calcografia, è un manuale pratico e sintetico della maggior parte delle tecniche di stampa. Perfetto per i neofiti.
Bulino, puntasecca, maniera nera. Le tecniche calcografiche d’incisione diretta e Acquaforte e acquatinta di Ginevra Mariani, fanno parte di una serie di quattro volumi sulla grafica d’arte ideati dall’Istituto nazionale per la Grafica.

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Una replica a “Cos’è la calcografia?”

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